Nel post di oggi, parliamo della professione del consulente di impresa, una dicitura fumosa che racchiude molte competenze diverse. Facciamo un po’ di chiarezza.
Un consulente di impresa è un professionista specializzato nelle tematiche che riguardano la conduzione di un’impresa, in particolare si occupa del miglioramento dei processi. Che significa? Per semplificare, il consulente di impresa è quella figura che si occupa di aiutare l’imprenditore e/o il management a capire dove e come ottimizzare.
Consulente di impresa: quando serve?
Il consulente di impresa è particolarmente utile durante un periodo di crisi, nelle fasi di cambiamento e riorganizzazione aziendale e in generale in tutti quei momenti in cui l’azienda avverte la necessita di un aiuto per sistemare qualcosa che non va o che potrebbe andare meglio, ma non ha gli strumenti per occuparsene direttamente. In ogni caso, lo scopo della consulenza di impresa è uno: aiutare l’azienda a ottenere i risultati che desidera.
Consulente di impresa: come sceglierlo?
La risposta è: “Dipende!” Cosa serve alla tua azienda? Come per moltissime altre professioni, infatti, anche i consulenti si specializzano: ci sono consulenti fiscali, esperti in finanza, nello sviluppo commerciale, in compliance, welfare, risorse umane etc. Il primo criterio di scelta, naturalmente, è quello del bisogno specifico.
Secondariamente, un consiglio che nasce dalla nostra esperienza è di optare, per la pluridisciplinarità. Ma come, abbiamo appena detto che ognuno ha la sua specializzazione e ora parliamo di pluridisciplinarità? Si! I casi in cui serve una consulenza estremamente specialistica per uno specifico problema sono rari. Ricordiamoci che le aziende sono sistemi e, in quanto tali, non funzionano a compartimenti stagni. Per questo, rivolgersi a professionisti con competenze multidisciplinari o a società che vantano team compositi e integrati è una scelta decisamente vincente.
Infine, l’esperienza: consulenti non si nasce ,si diventa, grazie a molta esperienza sul campo. È importante sincerarsi che il professionista che scegliamo abbia ottenuto risultati tangibili e verificabili.
Per concludere, alcune competenze non tecniche di un buon consulente:
- ascolto: contrariamente a quanto si possa pensare, il compito del consulente non è arrivare in azienda, elencare tutto ciò che non funziona e andar via; quando è capace, il consulente parla poco e ascolta molto: raccoglie sul campo le informazioni per capire direttamente alla fonte quali sono le criticità e come risolverle
- è cintura nera di problem solving: un bravo consulente porta soluzioni, non problemi. Questo significa che non si limita a sottolineare le mancanze (l’imprenditore spesso lo sa già!) ma elabora strategie risolutive e obiettivi di miglioramento.
- fare squadra: il consulente non è il titolare né uno dei suoi manager e non deve sostituirsi a loro. È un professionista esterno che però ha un grande impatto sull’azienda cliente. Per questo è fondamentale che sappia collaborare e lavorare in team senza essere troppo invasivo.
- etica: posto che la consulenza è un lavoro e, pertanto, è necessario trarne un guadagno, l’etica professionale non è cosa da poco. Un consulente serio non punta ad allungare la consulenza all’infinito per rendersi indispensabile e profittare il più possibile. Il suo compito è lasciare al cliente una metodologia da applicare e monitorarne nel tempo i risultati.
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